Recentemente mi sono imbattuta in un po’ di materiale che avevo raccolto perlopiù “alla vecchia maniera” su libri presi a prestito nelle biblioteche comunali e utilizzato per l’esame di storia della fisica, nell’ambito del mio percorso di abilitazione all’insegnamento.
Dalla sua rielaborazione, ne è uscita una serie di articoli per Scientificast sull’evoluzione del concetto fisico di vuoto dall’antichità a oggi. Cominciamo dall’inizio (ma va’?) ossia dalla Grecia antica.
Storia del vuoto I: la Grecia antica – Scientificast
Il “pieno” e il “vuoto” possono considerarsi nozioni comuni. Si può definire come “vuoto” tutto ciò che ha la potenzialità di essere riempito, e quando questa potenzialità si esaurisce abbiamo il “pieno”.
A un primo esame si potrebbe ingenuamente affermare che il movimento è possibile solo in quanto esiste un “vuoto” da colmare in cui i “pieni” possono spostarsi. E questo ragionamento regge se si identifica col vuoto l’aria, come facevano i pitagorici. Ma ovviamente ci si rese presto conto che sulla terra i luoghi cosiddetti vuoti in realtà vuoti non sono, perché anche l’aria ha una sua corposità e materialità.
Esiste dunque il vuoto? (continua…)
A un primo esame si potrebbe ingenuamente affermare che il movimento è possibile solo in quanto esiste un “vuoto” da colmare in cui i “pieni” possono spostarsi. E questo ragionamento regge se si identifica col vuoto l’aria, come facevano i pitagorici. Ma ovviamente ci si rese presto conto che sulla terra i luoghi cosiddetti vuoti in realtà vuoti non sono, perché anche l’aria ha una sua corposità e materialità.
Esiste dunque il vuoto? (continua…)
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